Akashic Records of Bastard Magical Instructor. C'è un futuro per i cliché? Recensione

Lo svogliato, la gattina e la principessa.

di npepataecozz

Cliché. La definizione che l'enciclopedia Treccani (consultata rigorosamente online) dà di questo termine è la seguente: “espressione priva di originalità, spesso ripetuta, e perciò fastidiosa”. Da un punto di vista letterario, invece, può essere considerato come una caratteristica legata ad eventi o a personaggi che viene riproposta nel tempo con “un'irritante frequenza”. Quindi se qualcuno associa questa parola ad un'opera di fantasia (nel nostro caso ad un anime) di certo non gli sta facendo un complimento; e, dopo una breve ricerca in rete, ho notato che il termine che viene maggiormente associato a questo Akashic Records of Bastard Magical Instructor è proprio cliché.
A questo punto pongo una domanda a me stesso: "Ma chi cavolo me l'ha fatto fare?" Sostenere che un anime che ha come sua pietra angolare il difetto forse più odiato dall'intera comunità di appassionati possa essere considerato godibile, ed addirittura consigliabile, non è esattamente una decisione saggia.
Dalla mia parte ho solo le mie convinzioni; e purtroppo fra queste c'è anche quella secondo cui da domani mi ritroverò senza il mio patentino di recensore e tornerò a scrivere commenti per hentai di serie Z.
Prima di scomparire, però, vorrei aggiungere che non è stata semplice incoscienza la mia, in quanto sono davvero convinto che, nonostante i suoi difetti, questo titolo sia dotato di un grandissimo potenziale; e dato che probabilmente si tratta del mio canto del cigno tanto vale esagerare e provare a spararla ancora più grossa: i cliché non sono necessariamente un male, dipende da come li si usa.
Ok, arrivederci e grazie; è stato bello finché è durato.
 


Akashic Records of Bastard Magical Instructor nasce come light novel dalla penna di Tarō Hitsuji e dai disegni di Kurone Mishima e viene pubblicato nel 2014 dalla Fujimi Fantasia Bunko. L'anno successivo la Kadokawa Shoten ne realizza un adattamento manga sulle pagine del Monthly Shonen ace con disegni affidati ad Aosa Tsunemi. Nel 2017, infine, la Liden Films ha deciso di produrre l'anime oggetto della presente recensione, affidandone la regia a Minato Kazuto.
Fejite è una città situata nella regione meridionale dell'impero di Alzano. E' una comunità sorta e sviluppatasi attorno all'Accademia Magica Imperiale di Alzano. Quest'ultima è considerata come la più prestigiosa delle scuole in cui gli studenti possono imparare incantesimi di alto livello”.
Ma anche un'Accademia così potente ha i suoi problemi: l'illustrissimo professor Huey, senza alcuna apparente motivazione, decide improvvisamente di abbandonare l'insegnamento lasciando diverse classi scoperte. Urge, dunque, trovare un supplente; ma, invece di cercare di mettere sotto contratto Gandalf o Silente, il preside decide di puntare su un super raccomandato: il professor Glenn Radars, un mago di cui nessuno sembra saper nulla. Ma, contrariamente a quanto sarebbe lecito aspettarsi da una figura avvolta nel mistero, il professor Glenn decide di mostrare subito le sue principali qualità: la spacconeria, l'indolenza e l'assenza di orgoglio. Il corpo studentesco ne resta ovviamente deluso e reclama a gran voce la sua testa; la otterrà? O questo improbabile individuo si dimostrerà essere un mago molto meno scarso rispetto alle apparenze?
 

Un bambino che sogna di diventare un “mago della giustizia”; un'accademia magica; un uomo mediocre che se decide di impegnarsi riesce a fare cose incredibili; una ragazza con le orecchie da gatto; una principessa a cui il fato avverso ha imposto di nascondere le sue origini; delle divise scolastiche che prevedono l'uso di reggicalze. Questi sono solo alcuni dei tantissimi cliché presenti in questo anime; ne consegue che tutti coloro che finora hanno sottolineato l'uso smodato di stereotipi nella costruzione di questa storia non erano in preda all'effetto di funghi allucinogeni ma affermavano solo una evidente verità. Quello che però mi chiedo è se effettivamente sia giusto giudicare i cliché sempre in un modo così negativo: in fondo più passa il tempo e più diventa difficile creare opere totalmente originali; allo stesso tempo, poi, ritengo sia una follia pretendere di dimenticare l'immenso bagaglio di eventi, situazioni e personaggi che hanno fatto la fortuna dell'animazione tradizionale, anche se molto spesso si tratta solo di semplici “sciocchezze”.
Come ho già avuto modo di dire sopra, a mio avviso non è tanto l'uso dei cliché a dover essere condannato, quanto il modo in cui questi vengono usati. Se vengono combinati fra loro col solo intento di tirare a campare allora il risultato finale sarà senz'altro un anime mediocre; però se li si combina con metodo e con una certa oculatezza il risultato finale può essere decisamente sorprendente. Ed è questo quello che accade, secondo la mia personale opinione, in Akashic Records of Bastard Magical Instructor; ed è per questo che molto spesso il giudizio che il pubblico dà su questo anime, pur tenendo conto di tutti i suoi limiti, non è poi così negativo.
 

Bisogna però fare una doverosa distinzione: i risultati ottenuti con questo tipo di impostazione sono diametralmente opposti a seconda che si analizzi la parte “action” o la parte “commedia scolastica”.
Nel primo caso, infatti, l'effetto finale non è proprio dei migliori: gli archi sono tutti abbastanza ripetitivi e centrati sullo stereotipo “eroe che deve salvare la pulzella in pericolo”. Non è questa, dunque, la parte in cui l'anime dà il meglio di sé: oddio, non è che sia proprio da buttare, ma una maggiore varietà di situazioni e pericoli sarebbe stata sicuramente più gradita. Va anche detto, però, che questa prima serie sembra essere solo un semplice antipasto rispetto a quella che dovrebbe essere la vera evoluzione della trama; nei dodici episodi che compongono la serie, infatti, vengono posti all'attenzione del pubblico diversi misteri ma solo una minima parte di questi trovano già una risposta. Un altro indizio che sembra confermare questa sensazione sta nel fatto che gli “Akashic Records”, che pure trovano spazio nel lunghissimo titolo di quest'opera, verranno nominati si e no un paio di volte e solo nella parte conclusiva della serie; al momento nemmeno si sa cosa siano.
L'impressione è che prima di iniziare a fare davvero sul serio, si sia preferito dedicare questa prima parte della storia all'introduzione del tipo di comicità che si voleva proporre; e da questo punto di vista l'anime riesce a far saltare il banco grazie ad un uso intelligente dei cliché tradizionali unito ad una illuminata vena comica. Il risultato finale non è così scontato come si potrebbe immaginare: se è vero, infatti, che si può sempre trarre ispirazione dai modelli del passato, è anche vero che poi, in concreto, le parole da usare e la capacità di far ridere lo spettatore non possono essere “copiate” ma sono sempre il frutto dell'inventiva dell'autore e le probabilità di successo dipendono in toto dalla sua bravura.
Per fare un esempio, i divertentissimi “battibecchi amorosi” presenti in questo anime prendono sicuramente a modello quelli che troviamo in opere come Ranma ½ o City Hunter; ma il loro livello di comicità dipende strettamente dalle parole che si decidono di usare per dar inizio ad una “provocazione” e dal modo in cui si decide di impostare la “reazione”. E queste sono cose che non possono essere copiate (almeno non integralmente) ma vanno inventate di sana pianta.
 

Ma il vero punto forte di Akashic Records of Bastard Magical Instructor sono i suoi personaggi principali: su tutti, ovviamente, spicca il professor Glenn, che si dimostra essere un meraviglioso istrione. La sua “spocchia” è irresistibile, ogni sua uscita è sempre imprevedibile e stimolante; nelle scene di azione si ingrigisce un po' ma anche qui quasi mai mancano una o due esternazioni in linea con quel tipo di eroe dai modi anticonvenzionali che si voleva costruire.
Ma se è vero che Glenn sarebbe stato capacissimo di tenere su la baracca anche da solo, è anche vero che anche le attrici comprimarie svolgono egregiamente il loro ruolo. Sistine è il tipo di ragazza sentimentalmente impacciata a cui è molto facile far perdere la pazienza; e proprio per queste due caratteristiche si è rivelata essere la spalla ideale per una personalità fatta di indolenza e continue provocazioni verbali come quella di Glenn. Rumia, invece, è un personaggio paziente e dall'animo nobile e romantico; presa da sola non spiccherebbe nemmeno per sbaglio, ma affiancata agli altri due ha un suo perché.
Un discorso a parte merita Re=L, altro personaggio primario della serie. Se si eccettua qualche scena in cui la ragazzina dà effettivamente il meglio di sé in fatto di comicità, come personaggio non mi è piaciuto molto. Per ora l'introduzione del personaggio tanto carino ma un po' tonto non sembra aver funzionato; ma dato che Re=L appare in modo continuativo solo nella seconda parte della serie credo sia meglio astenermi dal giudizio ed aspettare la prossima serie.
Sono, invece, molto più critico verso i personaggi secondari, troppo anonimi e privi di una qualsiasi utilità pratica. Una doverosa eccezione va fatta però per il conte Zest. Presenza sulla scena: pochi secondi; livello di stima: immensa.

Per quanto riguarda il comparto grafico, devo dire che non è male; devono solo spiegarmi se Sistina ha in testa delle orecchie da gatto, un fiocco o un'acconciatura “felina” perché sinceramente non l'ho capito. La colonna sonora è senza infamia e senza lode; Quanto alle due sigle, quella d'apertura è la rockeggiante Blow out cantata da Konomi Suzuki; quella di chiusura, invece è la dolce Precious you che, seguendo quella che ormai sta diventando una tradizione, è cantata dalle doppiatrici dei tre principali personaggi femminili, e cioè Akane Fujita, Ari Ozawa e Yume Miyamoto.
 

In definitiva Akashic Records of Bastard Magical Instructor, secondo il parere di scrive, si è dimostrato un anime molto divertente e con personaggi decisamente all'altezza, ma che dovrà migliorare nella sua parte "action" se non vuole allungare le fila già lunghe delle promesse incompiute. Questa prima stagione, però, è sicuramente da non perdere; farà sicuramente la felicità di chi ama un tipo di comicità fatto di ironia urticante e punzecchiature continue.
Quanto a me, risponderò con le parole del professor Glenn a chi si chiede se questa sarà davvero la mia ultima recensione: "Siete tutti dei tontoloni. Ho intenzione di farvi dono del mio sapere ancora per moltissimo tempo". E se qualcuna delle alte sfere dovesse risentirsi delle mie parole allora vorrà dire che "è arrivato il momento di rispolverare il pezzo forte del mio repertorio, l'inchino carpiato ritornato!"
 


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